domenica 4 maggio 2008

Saved.

Io credo che sia capitato a tutti prima o poi nella vita. Una volta, due, o innumerevoli volte.
Di trovarsi sul ciglio di un burrone, lì lì per cedere alla vertigine che spinge ad abbandonarsi. Di ritrovarsi un un non-luogo, dove non si riconosce un volto familiare tra i milioni che ci gravitano attorno. Di pensare di gettare la spugna e dare le speranze alle ortiche.
E proprio in quell’esatto momento, succede.
Succede che qualcosa, ma il più delle volte qualcuno, improvvisamente ci salva.
Ci afferra in un abbraccio e impedisce alla vertigine di avere la meglio.
Sbuca tra i mille volti informi e ci chiama per nome, sorridendo.
Ci fa tornare a sperare e a credere.
E siamo salvi.

Può essere una telefonata inaspettata, un messaggio, un segnale. Una visita, un incontro, una frase che leggiamo. Quasi sempre è una persona che ci salva. Consapevolmente o inconsapevolmente.
Nel nostro essere “persone” abbiamo un potere grande, divino: quello di poter salvare altre persone.
Forse in questo siamo parte di un disegno logico, di un immenso videogame, dove veniamo salvati e a nostra volta salviamo qualcun altro. E secondo le logiche di questo videogioco, non perdiamo solo quando nessuno ci salva, ma anche e soprattutto quando noi ci rifiutiamo di salvare pur sapendo di avere in mano questo potere.
Dico grazie a tutte le persone che consapevolmente o inconsapevolmente mi hanno salvato e continueranno a farlo. E’ tutto qui il succo di questo post.

E’ curioso che io faccia un discorso del genere su questo blog intitolato al Giovane Holden.
Mi sono ricordato che il titolo originale di questo romanzo è The Catcher in the Rye, e fa riferimento a qualcuno che salva la vita a un bambino, il quale giocando rischia di cadere in un dirupo.
E, acchiappandolo al volo, lo salva.
:)

sabato 3 maggio 2008

....come non averne nessuno.

"Vorrei vorrei vorrei vorrei
che vorrei?
...troppi desideri
che è come non averne nessuno."