domenica 11 novembre 2007

Una top 5 dello strazio

Ciao a tutti!
E' domenica mattina, e come asserisce Baglioni "si è svegliato già il mercato".
Ma francamente di questo me ne infischio, anche perchè abito alquanto distante da Porta Portese e non ho soldi per far compere.
Vorrei invece salutare questo bel sole mattutino parlandovi del dolore.

Ma vi dico subito che non mi riferisco a casi particolarmente gravi, bensì alla dose di dolore che tutti nascondiamo dentro. E che ci è stato "gentilmente" regalato da esperienze passate, da abbandoni, perdite, sensi di colpa, eventi che sono sfuggiti al nostro controllo e alla nostra comprensione. Quel bagaglio di dolore che per alcuni ha le dimensioni di un portamonete, e trova un comodo alloggio in qualsiasi tasca interna, senza dare nell'occhio. Ma che diventa senz'altro più complicato nascondere quando ha la portata di un trolley o di una Roncato Sfera. Ma ci si riesce spesso anche in quel caso, con vari stratagemmi.
Questo bagaglio di dolore viaggia con noi, e se lo portiamo a mano il suo peso lo avvertiamo costantemente. Tanto che ci dobbiamo fermare quando lo sentiamo troppo pesante, cambiare mano per dare sollievo ai polpastrelli addormentati. O semplicemente dobbiamo abituarci.
Un altra alternativa è imbarcare il bagaglio. In quel caso non lo avremo con noi durante il viaggio, anche se ce lo ritroveremo inevitabilmente al nostro arrivo. (Si, perchè a differenza degli aeroporti in questo caso il bagaglio non viene MAI smarrito). Però almeno il viaggio sarà stato più leggero, senza il peso da portare, solamente col pensiero che di tanto in tanto ci torna sopra, quasi per inerzia.

Io non ho ben chiaro quale sia il mio comportamento con il mio bagaglio di dolore. (Ci tengo a dire, per tranquillizzare chi mi conosce, che il mio non arriva alle dimensioni di un trolley, ma è comunque un borsone. E in generale non dipende da questo: se non sei allenato anche uno zaino ti pesa.) Spesso cerco di esorcizzarlo, di conviverci. Spesso mi trovo ad imbarcarlo maldestramente, eludendo i controlli della dogana. Molto spesso avrei voglia di abbandonarlo e farlo esplodere, ma questa opzione non è contemplata. Forse perchè si tratta comunque di effetti personali. Dolorosi, ma sempre personali.
Credo che in questo sia molto importante scegliere di non viaggiare soli. Perchè anche confrontare il proprio dolore con quello degli altri aiuta a conviverci meglio, perfino a superarlo.
Vi lascio con una mia personale Top 5 dello strazio, cinque canzoni stracolme di tristezza tutte per voi. E poi ditemi che non vi voglio bene :)))
Alla prossima!






(Ok, quest'ultima era per sdrammatizzare :D )

1 commento:

Gianlu. ha detto...

Spesso penso che il dolore sia intrensacamente uno dei miei motori interni.
Non so definirlo chiaramente, ma nei momenti in cui i miei pensieri si stanno dirigendo verso l'alto, stanno risalendo in superficie, la parte di me aggrappata al dolore sembra darmi forza.
Lo so, è un pensiero confusionale.
Ma faccio riferimento proprio a questo periodo.
Sto risalendo la china dopo una mareggiata non indifferente. Il dolore è ancora lì, le cose, le persone, le frasi non dette, gli attimi sfuggiti, il senso di perdita latente. Però guardo a questo bagaglio con un sorriso perchè sto meglio. Non so quanto durerà questa permanenza nella locanda della felicità. Però il bagaglio (parecchio grosso, a dir la verità) è lì, nell'armadio, ci butto un occhio ogni tanto ma non lo devo portare con me.

Il dolore spesso ci da l'input per la risalita. Guardi ad esso senza farti legare. Finchè non accade qualcosa, finchè non perdi l'equilibrio e drasticamente cadi nella tua stessa valigia. L'importante è avere la forza per tirarsene fuori.

La scelta delle canzoni,
bè,
è azzeccata.
Ce ne sono certe che sono perfette per crogiolarsi nel dolore.
A me basta mettere un determinato album di Joni Mitchell.




Buona settimana, Carlo!