martedì 28 agosto 2007

Il corto del 2007! - Days 5-6 - La ridarella

Sono appena rientrato e ieri non ho potuto scrivere, quindi anche oggi vi beccate l’offerta “2 giorni in 1 solo post”…

Giorno 5

Ci siamo ormai insediati nella nostra location per gli interni, casa di babbo Ferri, che è stata attrezzata in modo tale da rendere l’idea del dopo-party (eufemismo per dire che abbiamo disseminato immondezza ovunque…). Oggi sul set è arrivato l’irreprensibile giovinastro Fabio, per partecipare alle riprese e per ribadirmi di persona il divieto di montare il backstage… Divieto al quale ovviamente non ho la bencheminima intenzione di sottostare : ) (In realtà ha solo paura che si ripeta la “guerra dei formati video” del montaggio dell’anno scorso, e diciamolo, anche le musiche che ho scelto non gli sono andate molto a genio…). Il giovinastro, oltre alla consueta ironia cinica verso la mia persona, ha portato con se un vivamaria di pomodori col riso con le patate al forno, buonissimi… Ripartire con le riprese dopo cotanta pausa pranzo è stato come provare a camminare su una linea retta dopo l’Oktoberfest, ma abbiamo ricominciato comunque a girare. E a proposito di Oktoberfest: in una scena, Diana (Chiara Hervatin), mentre accusa Michele di aver ucciso Charlie, dà una fuggevole sorsata di rhum… la scena è stata ripetuta più volte da più angolazioni, e sorsata dopo sorsata l’ubriachezza della Hervatin si è fatta molesta, arrivando ad inventare battute di sana pianta, nell’ilarità generale. In tutto questo, Alessandro trasforma la battuta “Charlie era un arrivista” in “Charlie era una rivista”, inventando così l’uomo-magazine.
E in questa giornata ha fatto anche capoccella più volte (sottoforma di preludio all’apoteosi che avrà nel giorno 6) un fattore che ho scoperto essere per me incontrollabile e deleterio: la ridarella.

Giorno 6

Non riesco a smettere di ridere. Tutto sta nel non farmi cominciare. Ma se poco poco comincio sono stracazzi amari, se mi passate il termine da Champs Elysées. Oggi la pausa pranzo è stata data perché ‘o reggist’ non ne poteva più dalla fame, dopo che io al quinto ciak di una scena da sei secondi ancora non riuscivo a stare serio. Credo che verrò presto licenziato e sostituito con un monaco tibetano, che se non altro sa cosa significhi “autocontrollo”. Che poi in realtà siamo anche in anticipo sul piano di produzione, ma questo non mi autorizza a mandare in vacca ogni scena. Eppure quando mi prende è più forte di me. E il problema è che è contagioso. Nel pomeriggio avevamo un piano sequenza abbastanza lunghetto, e ci sono voluti 11 ciak per portarlo a casa: io partivo con tutte le migliori intenzioni, ma appena sentivo pronunciare le parole “scorreggione atomico” io crollavo. (Non vi dico chi le pronuncia durante il corto, lo scoprirete guardandolo…). Spero davvero che mi passi questa ridarella domani. Certo che se la Ferri e Palmieri continuano a bombardarmi di sms con su scritto “scorreggione atomico” e altre amenità ho i miei dubbi.
A presto!

(nelle foto: il nostro cameraman Paolo distrutto da cadute da scalini e autobus sbagliati; il nostro regista Francesco che scruta all'orizzonte; la postazione regia allestita in cucina; Claudia e Leila che preparano il catering)

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